domenica 3 luglio 2016

Lo show dei record...prima parte


Domenica 3 aprile 1988 segna l'inizio del mondiale Superbike con il primo round sul circuito inglese di Donington Park. In quell'occasione fu un tripudio tutto italiano perché in gara 1 s'impose Davide Tardozzi su Bimota, mentre in gara 2 vinse la Ducati 851 pilotata da Marco Lucchinelli. Quest'inizio, è già un piccolo record all'insegna del tricolore italiano, ma, come vorrei dimostrare, il mondiale Superbike è di fatto un campionato dalle tante singolari imprese che sono state compiute in appena 27 anni di storia (escludendo il 2016 in corso). Così possiamo ripercorrere i momenti salienti e confrontare i dati più significativi di questo "show", che da vari lustri, si ripete nelle piste di mezzo mondo.


Nelle prime due stagioni trionfa uno statunitense di nome Fred Merkel. Della stessa scuola americana dei vari Schwantz e Rainey, questo pilota arriva in Europa dopo una brillante esperienza in patria e passa da ufficiale HRC a privato del Team Rumi, vincendo due titoli con la Honda RC30.


Due su due per il trio Rumi - Honda - Merkel, arriva la volta di Ducati che conquista il primo mondiale Superbike della sua storia col francese Raymond Roche. Il pilota transalpino gode di esperienza nelle due tempi da GP e nel 1990 vince questo campionato con ben 8 vittorie e 7 secondi posti a suo favore.


E' iniziata l'epopea Ducati in Superbike e a portare a casa i titoli 1991 e 1992, ci pensa una altro statunitense, il texano Doug Polen che, prima col Team Ferracci, poi col team ufficiale Police Ducati, batte l'agguerrita concorrenza. Dopo i primi cinque campionati, quattro sono di due piloti americani. Un risultato plausibile perché la formula di queste gare è ispirata in modo netto alle gare del campionato nazionale americano e negli States riscuotono un successo maggiore rispetto al motomondiale grazie alle due manche che garantiscono spettacolo.


Scott Russell e già il terzo campione del mondo born in the USA. La Superbike sembra essere molto nelle corde degli Yankee. Sarà col team Muzzy che Russell porterà la Kawasaki al successo finale che si concretizzerà con poche vittorie (solo 5), ma molti secondi posti (ben 12), ed è infatti qualcun'altro di grande talento che vince 11 manche, ma spesso cade o si ritira, mettendo degli zero sul tabellone dei punti. Si tratta di Carl Fogarty, "the king", colui che ad oggi è l'emblema di questa disciplina, il più vincente in Ducati e di tutti quanti, con quattro titoli mondiali. 


Scott Russell scherza "mani in faccia" con Carl Fogarty

Il campione di Blackburn, vince 10 gare nel 1994 che, con 4 secondi posti, gli garantiscono la leadership mondiale. Nell'anno successivo è l'apoteosi con 13 vittorie e 6 secondi posti in sella alla rossa di Borgo Panigale. Un dominio netto che lo fa diventare campione per la seconda volta, ma lo rende così vincente da provare l'avventura in Honda, sulla RC45 al fianco di Aaron Slight. Questo passaggio di scuderia non è fortunato e il 1996 si conclude con un clamoroso quarto posto finale dietro alle sue ex moto, le Ducati. Così torna sulla bicilindrica italiana dove però non vince e a fine 1997 è secondo dietro a Kocinski che lo ha rimpiazzato sulla Honda (e per la seconda volta). Torna a regnare "King Carl", e nel 1998 sono 3 vittorie 6 secondi e 5 terzi che consegnano la tripletta nelle mani del re, che si ripete l'anno dopo con una stagione schiacciante.


Fogarty è tornato grande e nessuno come lui, conquista il quarto titolo a suon di 11 primi posti, 6 secondi e 2 terzi. Su dodici stagioni di cui sei al top, "porta a casa" 4 mondiali e resta il più titolato della Superbike. Questi trionfi sono tutti con Ducati nelle sue evoluzioni 916-996. Purtroppo la sua carriera s'interrompe nel 2000 a Philip Island, quando a bassa velocità tampona un pilota fermo in pista. La botta è rovinosa e si frattura la spalla in modo irrimediabile. Costretto al ritiro, in Ducati arriva un degno successore, Troy Bayliss.


continua...

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